“Solo uno stronzo o un idiota pretenderebbero una corsa da chi ha una gamba ingessata” – Ruminazione

“Convivere con la ruminanza è come convivere con la ruminanza è come… Oggi cosa devo fare? Se ci pensi ieri è stata una bella serata ma… Quel bastardo poteva risparmiarsi di farlo e se solo… Loro non vogliono capire, non importa quanto mi sforzi a… non è possibile che vada sempre tutto di merda, non ne… A cosa sto pensando? Di cosa dovevo parlare?”
Convivere con la ruminanza è veramente complesso. Seppur quando raccontata sembri un disturbo banale, una cosa sulla quale puoi per altro impegnarti quanto vuoi nel descriverla senza mai riuscire ad essere incisivo come vorresti, conviverci è tutt’altra cosa.
In cosa consiste la ruminanza? Questa maledetta, che mi affligge e mi rende complicato anche solo scrivere in questo preciso momento, può esser vista banalmente come un sovraccarico di pensieri. E chi non aspira ad avere un cervello perennemente attivo? Nessuno, non in questo caso almeno, perché la ruminanza (nella mia specifica casistica) si presenta come un filone di pensieri circolari, presenti in maniera costante ed instente nella testa e che vanno a sovrapporsi al di sopra di praticamente qualsiasi attività io stia compiendo (sia essa piacevole o spiacevole) durante tutto il corso della giornata.
Ogni giorno mi sveglio con il cervello impegnato già in qualche assurda conversazione con se stesso mai e, credetemi, veramente mai piacevole. Questo sottofondo di pensieri negativi agisce perennemente sulla mente, durante tutto l’arco della giornata ed si conclude solo nel momento in cui, dopo essersi rigirati a letto per la millesima volta, il cervello si spegne senza preavviso.
Fondamentalmente in me la ruminanza si presenta con 2 tematiche prevalenti, entrambe distruttive per motivi che ci tengo particolarmente a spiegare:
Nel primo caso vivo dannandomi per qualsiasi cosa andata male o non bene quanto avrei voluto, in un passato più o meno indeterminato della mia vita. Questi pensieri possono comprendere sia la frase detta poco prima a qualcuno, il modo in cui hai afferrato il bicchiere per bere, l’aver indossato per sbaglio una maglia al contrario, l’aver scelto una scuola sbagliata, il pentimento per non essersi impegnati di più su qualcosa alla quale si teneva dieci anni prima e così via… Non importano né il quando, né il quanto. Importa soltanto il costante pensiero di sconfitta che ti travolge e ti impedisce di avere una qualsiasi predisposizione propositiva a qualsiasi tipo di azione ti venga richiesta. In una situazione simile non si è in grado di vedere il futuro neanche se si parla di qualcosa a poche ore di distanza. Studiare o avere un percorso di crescita, sia per professione che per piacere, diventa un peso se non una vera e propria tortura in quanto ogni step percorso nel raggiungimento di un obbiettivo viene visto come un fallimento, perché non si ha effettivamente raggiunto l’obbiettivo in se. Il raggiungimento di tale obbiettivo poi, porta ad una gioia quanto mai effimera in quanto “Va bene che riesco a farlo, ma sai quanta gente è migliore di me? E poi c’è ancora così tanto da fare, sono solo un fallito. Se mi fossi impegnato di più prima a quest’ora sarei molto più avanti. Sono un idiota.”. Troppe volte mi ritrovo in questo loop di pensieri e non c’è modo di razionalizzare la cosa e di rendersi conto che si stanno pensando solo cazzate quando in realtà stai facendo ottimi progressi e questo va a contaminare ogni successivo tentativo di azione che risulterà sempre più pesante, deleterio e svilente.
Il secondo caso invece, quello che mi si presenta non appena anche solo una punta di rabbia si insinua nella mente, è quello del vivere costantemente dei litigi immaginari. In questa situazione mi ritrovo sempre ad avere litigi con conoscenti più o meno intimi, che si presentano istantaneamente nel momento in cui l’umore si fa rabbioso e si basano ogni volta su regole ben precise quali: la perdita perenne del confronto, l’incapacità dell’interlocutore di accettare le nostre parole malgrado ci si senta o si abbia la piena ragione, una costruzione immediata e precisa del contesto del litigio e la sensazione di ingiustizia che ti logora l’anima. Questi litigi vanno a prendere argomenti non trattati, argomenti più volte discussi, sensazioni negative del momento che vengono crocifisse o derise dai nostri sfidanti immaginari. Addirittura una volta, guardando lo spazzolino da denti, mi bastò solo un secondo per immaginarmi nello studio dentistico a chiedere, come nelle pubblicità, se ci fossero dentifrici o spazzolini da consigliarmi. La risposta del dentista fu che solo un demente poteva davvero fare una domanda simile e da lì fu colpito ogni punto debole possibile riguardante l’ingenuità di credere alle pubblicità e l’incapacità di saper gestire in autonomia una scelta banale come quella. Capite da voi che se il minimo oggetto basta a far partire questi litigi c’è un’alta possibilità che essi prevalgano su qualsiasi tipo di pensiero ci possa venir in mente durante la giornata. La cosa più devastante consiste nel fatto che non importa quanto essi siano fantasia, ricordo o possibilità, perché a prescindere frantumano l’umore come se fossero successi veramente; immaginate voi di viver realmente ogni giornata litigando con 4, 5 o 20 persone diverse, senza averne mai vinta una! La cosa più buffa è che, nel momento in cui riesco a prendere il controllo del flusso dei pensieri, la scena cambia e mi ritrovo a scusarmi e a raccontare come a voi in questo momento, cosa avviene nella mia testa all’ennesima persona inesistente.

ruminazione-mentale
Ora, sperando che degli esempi dettagliati abbiano potuto dimostrare l’evidente disagio della MIA ruminanza al di là di un banale “penso sempre” e sperando che sia riuscito a marcare prepotentemente una linea di distinzione fra quella che è un’ossessione e quelli che possono essere pensieri o malesseri normalmente ricorrenti, posso permettermi di farvi un bell’elenco puntato delle conseguenze generali e pratiche che dimostrano quanto essa mi impedisca di vivere normalmente le mie giornate:
• Concentrarsi è impossibile: è come provare ad ascoltare una persona che bisbiglia in una stanza gremita di gente urlante.
• Ascoltare musica, guardare qualsiasi cosa, leggere, giocare, suonare, disegnare, lavorare… tutto diventa pesantemente complesso e richiede enormi sforzi per essere compiuto.
• Conversare attivamente con le persone, senza perdere il filo del discorso altrui, è spesso una follia.
• Prender sonno diventa difficilissimo, soprattutto se non si tiene un elemento di distrazione attivo nella stanza.
• Mantenere un minimo di relax muscolare equivale a provare a volare: qualsiasi cosa tu possa fare, finirai solo per farti del male.
• Il cervello è costantemente sfinito, dunque sottoporlo a sforzi (anche di poco conto) può portare a grandi mal di testa e a fortissima stanchezza.
• Ad occhi chiusi, immagini e parole vagano per la mente come nei peggiori stati (se intendete il mio pensiero).
• La confusione diventa una costante.
• Provare a combattere altri disagi/problemi, diventa quasi impossibile.
• Il controllo della ruminanza è impossibile, quando parte puoi solo sperare che finisca in quanto combatterla aggrava soltanto la situazione.
• Eventi piacevoli e non risultano blandi, in quanto vissuti sempre con la testa da chissà quale parte.
• La capacità di memorizzare e ricordare si riduce ai minimi termini.
• I pensieri sono costantemente circolari. Si traducono in: pensiero negativo – affronto del pensiero – conseguenze negative del pensiero – presa di coscienza su possibili azioni che lo contrastino – tentativo di contrasto fallito – demoralizzazione – pensiero negativo – e così via.
Nel mio caso stiamo parlando di una ruminanza veramente tosta e in attivo da anni, che può esser sconfitta solo tramite l’aiuto farmacologico. Una semplice terapia psicologica non riesce a funzionare laddove non si hanno le facoltà mentali sufficienti per potervici ragionare e lavorare.
Spesso si viene marchiati come idioti, pigri, svogliati o falliti quando all’atto pratico situazioni come questa ti indispongono anche alla più semplice delle azioni, rendendoti incapace di gestire correttamente le giornate. Questo mio racconto è stato reso possibile solo dal lavoro titanico di terapia che ho svolto negli ultimi mesi e che mi ha reso conscio di quanto fossero fuori posto certi miei processi mentali considerati normali, abiutali o giustificati per moltissimi anni!
Spero tramite esso di poter “donare” una presa di coscienza ai più sfortunati (le autodiagnosi però non servono, se avete seri dubbi contattate assolutamente uno specialista), in quanto prima si agisce e prima si riesce a circoscrivere la cosa. Inoltre, spero che chiunque non si trovi in questa situazione possa riflettere e comprendere come sia controproducente pretendere da una persona che non può dare.
Del resto, solo uno stronzo o un idiota pretenderebbero una corsa da chi ha una gamba ingessata.

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